domenica 27 marzo 2016

Crisi o opportunità?

Prima di iniziare, Buona Pasqua a tutti!
E ora passo a raccontarvi le ultime novità, che sono parecchio importanti. 
Dopo dieci giorni dal mio ritorno a lavoro ci hanno convocato i rappresentanti sindacali e ci hanno annunciato che l'azienda ha deciso di delocalizzare nella sua sede all'estero circa metà dei posti di lavoro. Che avrebbero proposto ai dipendenti (più o meno novanta persone) di trasferirsi, e quelli che avessero accettato sarebbero stati licenziati e assunti dalla nuova azienda (che ha lo stesso nome della nostra, ma come spesso accade sono due rami diversi, in modo da pagare meno tasse, ovviamente). Lo stipendio proposto è del tutto inaccettabile considerato il costo della vita nel paese di destinazione, per non parlare delle garanzie sulla durata del contratto, del tutto assenti.
Per farvi capire, secondo loro novanta persone, soprattutto donne e mamme, dovrebbero trasferirsi di punto in bianco in un'altro paese, con uno stipendio misero e con il rischio di poter essere licenziate da un momento all'altro, dato che le leggi a tutela dei lavoratori lì sono molto diverse.
Insomma, una bella fregatura.
Ovviamente non siamo stati con le mani in mano.
La strategia della nostra rappresentanza sindacale è stata di respingere questa situazione facendo ostruzionismo, perciò abbiamo fatto cinque giorni di sciopero e presidio fuori dei cancelli dell'azienda. Nessuno ha risposto alle telefonate con le quali l'ufficio del personale cercava di convocarci per farci la proposta, dato che chiediamo che le trattative si svolgano in sede sindacale e non in modo individuale e abbiamo bloccato il lavoro in un momento abbastanza importante.
Poi abbiamo fatto una manifestazione davanti al palazzo delle istituzioni dove si è svolto l'incontro con i vertici dell'azienda, incontro dal quale non è uscito fuori nessun risultato concreto.
Mercoledì faremo di nuovo una grande manifestazione al centro della città per cercare di attirare l'attenzione sulla nostra situazione, anche se le speranze di fargli cambiare idea sono molto poche.
E questi sono i fatti.
Io come mi sento?
Confusa direi. Non ho fatto in tempo ad abituarmi all'idea del rientro, ad abituarmi al distacco da Cesare, ai nuovi orari, al nuovo ritmo, che improvvisamente è tutto cambiato di nuovo e non si sa come si evolverà la situazione.
Una parte di me è molto preoccupata di ritrovarsi disoccupata, e considerata la nostra situazione, con Carl che lavora part-time e il mutuo, so che sarebbe un bel problema. So anche che non è semplice ritrovare lavoro, soprattutto nel mio settore, e che certamente l'epoca del contratto sicuro finirà per sempre per me, e se ne aprirà una nuova fatta di incertezza e precarietà.
Un'altra parte di me invece pensa che questa cosa sta accadendo al momento giusto, perchè in ogni caso stavo ripensando alla mia situazione lavorativa, volevo cambiare, e se riusciremo ad ottenere la mobilità avrò un anno in cui sarò un pò coperta economicamente e potrò cercare un lavoro più adatto alla mia nuova vita di mamma.
Confusa, confusa, confusa.
L'incertezza è la parte peggiore, perchè adesso aspettiamo una mossa da parte dell'azienda: un passo indietro, nella migliore delle ipotesi, oppure un passo avanti con i licenziamenti e l'apertura delle procedure di mobilità per chi non accetterà il trasferimento.
Nel frattempo Cesare tra qualche giorno compie dieci mesi, ed è un amore di bambino e un terremoto allo stesso tempo. Gattona velocissimo per casa e si attacca ovunque per tirarsi su, sbattendo da tutte le parti e rovesciando cassetti, comodini e sedie. Ha iniziato ad odiare il momento del cambio e anche quello del bagnetto, e ogni volta è una tragedia di urli e pianti e contorcimenti tipo anguilla per sfuggire alla tortura. Ma poi quando ride ci fa sciogliere il cuore e dimenticare tutto....
Mi pesa tanto stare tutte quelle ore senza di lui, dalla mattina presto fino alle 15.30, non vederlo al risveglio, non dargli da mangiare, non farlo addormentare io. Per fortuna c'è il pomeriggio e poi la sera e la nostra notte passata a dormire stretti stretti che mi ridanno la carica per affrontare il giorno dopo. Lui mi sembra sereno nonostante tutto, anche se poi spesso ha degli attacchi di "mammite" acuta quando stiamo insieme, e non vuole che lo metta giù per nessun motivo.
Questa è la situazione, vediamo cosa succederà nei prossimi giorni..spero solo che ci sia un pò di chiarezza, in modo da capire quello che ci aspetta...

domenica 13 marzo 2016

A piccoli passi...si torna a lavoro!

E' una domenica pomeriggio fredda e ventosa, Cesare e Carl dormono sulla sedia a dondolo coperti dal plaid a quadri, Trovatello russa nella sua cuccia sotto la scala, e io dopo aver messo su l'ennesimo brodo vegetale (ultimamente è un pò un'ossessione...) mi dedico ad aggiornare il blog davanti a una tazza di tè bollente. 
E così sono tornata a lavoro.
Nonostante tutti i miei buoni propositi martedì sera ero nervosissima e mi era venuto un terribile raffreddore (sicuramente psicologico..) a peggiorare il mio stato d'animo.
Poi mercoledì mattina la sveglia è suonata alle 06:15 e si è messo in moto tutto il meccanismo: prima mi sono lavata e ho fatto colazione lasciando Carl e Cesare a letto, poi ho svegliato Carl che ha portato fuori Trovatello mentre io prendevo il suo posto sotto le coperte per non far svegliare Cesare e dargli un pò di latte mentre sonnecchiava, poi lui è tornato e io ho finito di vestirmi e prepararmi e alle 7:40 sono uscita di casa. Alle 8 sarebbe arrivato il Nonno per dare modo a Carl di prepararsi e uscire, e poi sarebbe rimasto con Cesare fino alle 11, quando sarebbe arrivata la baby sitter. Io sarei tornata verso le 15:30 e poco dopo anche Carl.
Quando sono arrivata davanti all'azienda mi sembrava che non ce l'avrei mai fatta ad entrare..c'era una vocina che continuava a ripetermi:"Dai adesso fermati e torna indietro. E non metterci più piede!!!"
Ma non le ho dato ascolto e sono entrata.
Ho marcato, ho salito le scale, e quando ho varcato la soglia dell'open space mi è sembrato di non essere mai andata via. Tutto si era come congelato, quegli undici mesi lontano da lì erano trascorsi solo per me, mentre lì dentro era rimasto tutto immutato.
Una specie di castello della Bella Addormentata Nel Bosco.
La mia scrivania, il mio computer, le mie forbici cigolanti, le matite, le squadrette, il cartoncino, i miei post-it sparsi ovunque.
La ragazza che mi aveva sostituito aveva finito esattamente il giorno prima, e a parte un maglione sulla spalliera della sedia, non aveva lasciato altri segni della sua presenza. 
E così la giornata lavorativa è iniziata. Ho salutato le colleghe e  la mia capa, tutte sono state gentilissime e carine; abbiamo preso il caffè, poi ho cominciato a lavorare ed era come se avessi smesso solo il giorno prima. Mi ricordavo tutto. Come andare in bicicletta. :)
In realtà durante il giorno e nei giorni successivi ho capito che quella sensazione di immutabilità era vera solo per me, perchè lì dentro le cose erano cambiate, e anche un bel pò.
Le colleghe mi hanno aggiornato sulla situazione: l'azienda sta delocalizzando all'estero, tante persone le hanno mandate via, tante sono state spostate (o per meglio dire "spalmate" in altri uffici), tanti contratti a termine non rinnovati, alcune andate in pensione anticipata.
Il sindacato interno ha proclamato lo stato di agitazione, hanno già fatto una manifestazione e se ne prevedono altre, ma i piani dei vertici aziendali (c'è un nuovo Grande Capo, che a quanto pare dà importanza solo ai bilanci e ai numeri) sembrano ormai definitivi. L'atmosfera è tesa e nessuno sa chi sarà il prossimo a essere chiamato all'ufficio del personale. 
Insomma, un bel casino.
Io ho ascoltato i racconti, commentato, esternato una preoccupazione che non ho, perchè in realtà mi sento ancora del tutto distaccata, come se non mi riguardasse, anche se razionalmente so che non è così.
Ho invece molto apprezzato di riprendere in mano il mio lavoro, di chiacchierare con le colleghe, di essere fermata in corridoio per sentirmi dire:"Bentornata!" "E il piccino come sta? Con chi l'hai lasciato?" e soprattutto ho apprezzato di spegnere il computer alle 15, salutare tutti e andarmene a casa.
Di aprire la porta chiedendomi come mi avrebbe accolta Cesare, se avrebbe pianto oppure no, e poi vedere la gioia nei suoi occhi e abbracciarlo forte, e accoccolarci sul divano io e lui per dargli un pò di latte, momento solo nostro, e poi avere ancora il pomeriggio davanti per stare insieme.
Il part-time è veramente una condizione privilegiata, ne sono sempre più convinta.
Insomma, è andata bene. Sono passati solo tre giorni, non voglio cantare vittoria troppo presto, ma il nostro ometto coraggioso non ha pianto, è stato buono sia con il Nonno che con la Tata, e la nostra organizzazione sembra funzionare.
Ora ci aspetta una settimana più impegnativa, perchè Carl fa la sera e saremo soli a gestire ogni cosa, ma sono fiduciosa. Se vedo che Cesare è sereno va tutto bene, la sua serenità è il nostro premio per le fatiche e gli equilibrismi. 
E così andiamo avanti, a piccoli passi, e ogni giorno cresciamo un pò insieme.

PS: Ehi, aggiunta importante!!!!! Non vi ho raccontato com'è andata la visita dal Super-gine!!! Qui dentro tutto tace, ovaie e utero ancora addormentati, dell'Amica Endometriosi nessuna traccia!!! La stiamo fregando ben bene!!! Finchè il ciclo non mi torna è la condizione ideale, perchè è come se la stessi curando senza medicine!!! Potete immaginare la mia felicità! Quindi si continua con l'allattamento finchè posso, spero il più a lungo possibile!!!!!