Da dove comincio? Partiamo dal lunedì 2 Marzo. Le scuole erano ancora aperte, l'emergenza ancora riguardava solo il Nord, non c'erano limitazioni di nessun genere. Nel fine settimana avevamo avuto la notizia di un bruttissimo incidente in cui era rimasta coinvolta la mia migliore amica: per miracolo non aveva avuto gravi danni, ma io e Carl abbiamo deciso di andare a trovarla quel lunedì sera al Pronto Soccorso della città in cui aveva avuto l'incidente, a circa un'ora di macchina da casa nostra. Abbiamo lasciato i bimbi a cena dai nonni e siamo partiti.
Fuori dal Pronto Soccorso avevano montato già una di quelle tende per gestire i possibili contagiati dal virus, ci aveva fatto un pò impressione, ma ci abbiamo anche scherzato su.
Dopo aver passato il tempo a disposizione per le visite insieme alla mia amica ci siamo fermati a mangiare, era tardi ed eravamo stanchi, e c'era una pizzeria proprio lì fuori dall'ospedale. L'ambiente era piccolo e pienissimo e mi ricordo di essermi un pò preoccupata, ma abbiamo mangiato velocemente e siamo subito ripartiti.
Poi sono passati due giorni, il mercoledì è stato l'ultimo giorno di scuola per i bimbi, con grande gioia di Cesare e grande sgomento nostro; il pomeriggio sono andata dal dentista e il giorno dopo ho iniziato ad avere un pò di mal di gola. Nel giro di pochissimo tutto è cambiato velocemente, sono iniziate le restrizioni, abbiamo deciso di non far venire più la baby sitter per la sua e la nostra tranquillità e mia suocera si è offerta di venire lei a casa nostra per stare con i bimbi la mattina mentre io ero a lavoro. Nel fine settimana c'era un bel sole, mi sembrava di stare meglio e siamo andati a fare una gita sulle colline dietro la città, per portare i bimbi a respirare un pò d'aria buona e sana.
Qualche giorno dopo però non mi sentivo di nuovo bene, ero stanchissima, avevo un peso sul petto e il mercoledì ho iniziato ad avere un pò di tosse.
Ho deciso di mettermi la mascherina per andare a lavoro, anche se i miei titolari minimizzavano tutto e si preoccupavano solo dell'eventuale calo degli ordini.
Il venerdì 13 la mattina mi sono misurata la febbre e avevo 37, e nel corso della mattinata sono arrivata a più di 38. E poi avevo la tosse secca e mi faceva male tutto.
Ho avvisato i miei titolari (che a quel punto hanno iniziato finalmente ad avere un pò di paura) e parlato con la mia dottoressa.
Lei mi ha chiesto subito se ero stata a contatto con qualcuno del nord o con qualche persona positiva, ma io non ne avevo idea. Mi ha spiegato che la prassi prevedeva il tampone solo in questi casi, oppure se mi fossi sentita male e avessi dovuto chiamare l'ambulanza. Quindi l'unica cosa che dovevo fare era stare a casa con la mascherina, il più possibile isolata, misurarmi la febbre più volte al giorno e chiamare la dottoressa tutti i giorni. Se avessi avuto problemi a respirare ovviamente dovevo chiamare subito il 118.
E così è cominciata questa assurda avventura da cui solo oggi mi sento finalmente uscita.
Ho avuto la febbre alta per cinque giorni, scendeva un pò con la tachipirina e poi risaliva dopo poche ore. La dottoressa mi ha fatto chiamare il numero della Asl per l'emergenza Covid, ma anche lì mi hanno detto le stesse cose, niente tampone, aspettare a casa e sperare di non peggiorare. Nonostante la paura ho cercato di non sconvolgere la vita dei bambini, Cesare era già abbastanza spaventato da tutti gli stravolgimenti delle ultime settimane e dal vedermi stare male, Anita aveva paura della mascherina e voleva togliermela in continuazione. Casa nostra come sapete è piccolissima, c'è un solo bagno, dormiamo tutti nella stessa stanza, quindi sarebbe stato proprio impossibile isolarmi. E comunque volevo stare con loro con tutta me stessa, questo mi ha aiutato a non pensare troppo a come stavo. Ero terrorizzata e ogni giorno pensavo che forse il giorno dopo non avrei rivisto i bambini. La cosa che mi spaventava di più non era l'idea di morire in sè per sè, ma l'idea di dover andare in ospedale e stare in isolamento senza poterli più vedere per chissà quante settimane. Quando mi chiedevano di fare qualcosa insieme pensavo:" Devo dirgli di si adesso, perchè se domani peggioro non li vedo più". E così anche con la febbre alta abbiamo fatto pizze, dolci, biscotti, dipinto l'arcobaleno da appendere al balcone, letto milioni di libri, fatto mille giochi con i trenini, le macchinine, la nave dei pirati. Ovviamente Carl si è fatto dare dei giorni di malattia dal suo dottore per precauzione ed è stato a casa con noi. Le nostra giornate scorrevano tutte uguali: sveglia tutti insieme, colazione, lavaggio dei bambini e poi loro e Carl scendevano giù in cortile per sgranchirsi un pò le gambe. Per nostra grande fortuna mentre sono stata malata il tempo è stato sempre bello, e Cesare aveva imparato da poche settimane ad andare in bicicletta senza rotelle. Quindi mille e mille giri sotto casa con la bici, poi giochi in cortile con il papà ( a rincorrersi, a cercare le lucertole, a disegnare una pista per le macchinine sul pavimento ...), e nel frattempo io mi lavavo, davo un senso alla casa e preparavo un pò il pranzo. Il tempo di stendermi cinque minuti sul letto e tornavano su affamatissimi: lavaggio delle mani contando fino a 20, cambio totale di vestiti e poi tutti a pranzo. Poi mettevo a letto Anita mentre Carl sistemava la cucina e poi io e Cesare guardavamo un cartone insieme mentre Carl si riposava. Nel pomeriggio merenda e di nuovo giochi in cortile mentre io preparavo la cena e facevo la mia quotidiana telefonata con la dottoressa e con i miei per il "bollettino medico della giornata".
Per fortuna le maestre di Cesare hanno iniziato subito a mandare tanti video di canzoncine e racconti sul sito dell'asilo, quindi ogni sera prima di mangiare c'era il momento video, e poi il momento telefonate ai nonni di Roma. Poi cena tutti insieme, un cartone e a letto. Dopo cinque giorni la febbre è iniziata a scendere molto lentamente, e adesso che di giorni ne sono passati 14 mi è rimasta un pò di tosse e un pò di dolore al petto, ogni tanto.
La dottoressa ha detto che ormai sono fuori pericolo, lei pensa che sia stato il virus, anche se probabilmente il tampone ormai non lo farò più, forse più probabile quel nuovo esame del sangue per rilevare gli anticorpi, ma chissà, ancora siamo in piena emergenza e ovviamente la precedenza va a chi sta male e ai medici. Non so nemmeno come ho fatto a prenderlo. Se è stata quella visita all'ospedale, o la sera in pizzeria, o dal dentista, o al lavoro, o chissà quando. Non ne ho proprio idea e credo che non lo saprò mai.
Fino a domenica sono in malattia, poi se tutto va bene ( continuo a dire Se, perchè un pò di paura mi rimane..) dovrei entrare in cassa integrazione, perchè nel frattempo la mia ditta ha chiuso, non producendo beni necessari. Questa cosa non mi preoccupa proprio, nelle ultime settimane le mie priorità sono diventate altre.
Adesso quello che desidero è che nessuno della famiglia si ammali, essendo stati a contatto con me per tutto il tempo loro sono ancora a rischio. Per i bambini non ho paura, ma Carl ha un pò di tosse e io ogni volta che tossisce tremo, però ogni giorno che passa senza peggioramenti è un successo.
Carl è dovuto anche tornare a lavoro (non avendo io fatto il tampone non è mai partita la quarantena, quindi il suo medico non ha potuto dargli altri giorni), perchè il suo lavoro è di quelli necessari dato che distribuisce medicinali alle farmacie.
Perciò questi ultimi tre giorni sono stati parecchio faticosi: io ancora non sono del tutto in forze, in più il tempo è stato brutto quindi siamo rimasti praticamente sempre chiusi in casa noi tre da soli.
I bimbi sono anche troppo bravi. Litigano ovviamente, ma non come mi sarei aspettata. Spesso giocano insieme per qualche minuto, e la vicinanza costante 24 ore su 24 li sta unendo tantissimo.
Cesare è molto consapevole di quello che sta succedendo, e sicuramente anche spaventato. Disegna mostri, vulcani che esplodono, carri armati che sparano fiamme, insomma non ci vuole uno psicologo per capire quello che ha dentro. Sto cercando di farlo sfogare il più possibile, abbiamo scoperto la Ginnastica dei Supereroi e da quando il tempo è brutto la facciamo due volte al giorno, così si stancano e si sfogano.
Anita non si rende conto per fortuna, lei gode della nostra presenza costante, dei giochi, è sempre gioiosa e allegra e non sembra soffrire per la clausura forzata.
Sto approfittando del fatto che sono a casa per diminuire l'allattamento: come vi avevo scritto già da gennaio avevo tolto la Puppa di giorno, e adesso da quando sto un pò meglio, siamo passati a quella della notte. Non è semplice, i primi giorni si svegliava due o tre volte e non voleva riaddormentarsi, ma ieri notte ha dormito senza svegliarsi fino alle sette di mattina, quindi mi sembra che forse ce l'ho fatta. Resta solo la puppata per addormentarsi, che sarà l'ultima ad andarsene.
Io solo oggi che è il 14esimo giorno mi sento di poter scrivere che sono guarita, ma lo scrivo piano piano perchè quel senso di precarietà di queste ultime due settimane ancora non me lo sono levato da dentro, e credo che ci resterà per un bel pò.
La pratica del mio Buddismo mi ha aiutato tanto, le sere in cui ero proprio sconfortata e terrorizzata mi mettevo lì a praticare con l'obiettivo di voler portare a termine la mia missione nella vita, quella di far crescere delle persone di valore, i miei bambini. "Se finisco in ospedale come faccio a portare avanti la mia missione? Non li posso mica abbandonare così". Questo è stato il mio pensiero-cura, insieme all'affidarmi alla mia Vita con fiducia, perchè secondo il Buddismo noi abbiamo scelto ogni cosa che ci succede perchè abbiamo la forza e la capacità di affrontarla.
E così è andata.
Adesso piano piano, un giorno alla volta, affrontiamo tutto il resto.